Il colloquio di lavoro è una tappa obbligatoria per qualsiasi posizione in azienda. Prepararti bene ti dà una marcia in più.
Dà retta ha chi con molta (troppa) probabilità ha qualche hanno in più di te che stai leggendo questo articolo: i recruiter sentono a naso se a quel lavoro ci tieni o se non hai particolari aspirazioni e sei lì tanto per.
Colloquio di lavoro: partiamo col piede giusto
La consapevolezza che i candidati sono di più – molti di più – dei posti disponibili non deve essere un alibi per piangersi addosso.
Qui, come in tantissimi ambiti, vale la legge della domanda e dell’offerta. E quindi: mai avvilirsi (ne avevamo già parlato in questo articolo).
Nel caso peggiore, quello in cui non vieni assunto dopo un colloquio, hai comunque avuto l’opportunità di metterti alla prova. Fermati a riflettere – con umiltà e onestà intellettuale – su cosa non ha funzionato e impara dagli errori.
1. Il linguaggio del corpo
In comunicazione è assodato da parecchi anni che esistono 3 livelli attraverso cui passa il messaggio:
- Comunicazione verbale (parole)
- Comunicazione paraverbale (il modo in cui pronunciamo le parole, ovvero ritmo, tono, volume, pause e cadenza)
- Comunicazione non verbale (il linguaggio del corpo, fatto soprattutto di micro-movimenti che, nel caso dei muscoli della faccia, possono durare anche solamente un quarto di secondo e vengono percepiti al di sotto del livello di coscienza).
Su questi aspetti faremo un approfondimento in un prossimo articolo, ma intanto fissa questo concetto:
Come lo dici è più importante di quel che dici.
2. La sicurezza in se stessi
Essere insicuri a un colloquio di lavoro è normale, naturale e umano.
Allo stesso tempo, però, ostentare sicurezza a un colloquio di lavoro aumenta le chance di essere assunti.
Sia gli americani (ma anche il cantante pop Jovanotti) usano come mantra “pensa positivo”.
Alla base c’è un meccanismo che ha radici su un difetto del cervello, che non riesce a distinguere con chiarezza esperienze realmente vissute da esperienze fortemente immaginate. Basti pensare alla potenza dei sogni, giusto per fare un esempio. Oppure pensate a qualcuno che deve parlare in pubblico per la prima volta e magari inciampa nel suo speech. La seconda volta potrebbe commettere un gravissimo auto-sabotaggio, ovvero rivivere nella sua mente quell’esperienza negativa più e più volte nell’illusione che ciò aumenti il livello di concentrazione e gli impedisca di ripetere gli stessi errori: per il cervello sarà come aver vissuto n volte quell’esperienza negativa.
E allora… Tanto vale pensare positivo.
Prima di un colloquio di lavoro fa affermazioni positive sulla tua persona: maggiore sarà la convinzione con cui le ripeterai, maggiori saranno le chance di riuscire davvero a sostenere un ottimo colloquio.
Ricorda però che alla base devi essere una persona realmente preparata per la posizione a cui ti sei candidato e che possono entrare in gioco fattori che non puoi controllare (ne avevamo parlato qui).
Inoltre, già il fatto che sei stato chiamato a colloquio, tra le centinaia di curriculum che l’azienda ha ricevuto, dovrebbe darti la carica.
3. Sii preciso e puntuale
Il recruiter non è lì ad aspettare i tuoi comodi, quindi arriva al colloquio puntuale.
Allo stesso tempo, non presentarti troppo in anticipo, potresti infastidire il tuo interlocutore, che sicuramente ha anche tanto altro da fare.
È vero che con i navigatori satellitari che ci portiamo in tasca / nello smartphone riusciamo a calcolare con un’ottima approssimazione i tempi di percorrenza, ma con molta probabilità ti servirà del tempo per trovare parcheggio. Tienine conto.
Se sei troppo in anticipo, vatti a prendere un caffè (o una camomilla, se sei troppo nervoso).
4. Arriva al colloquio preparato
Dovresti arrivare al colloquio pronto a fare una presentazione dell’azienda.
Hai letto in lungo e in largo il loro sito internet?
Hai verificato su quali social sono presenti e come comunicano, con quale tone of voice?
Il ‘linguaggio’ e i toni usati sono molto probabilmente gli stessi che ritroverai al colloquio e che faresti bene a usare anche tu.
Questa ricerca ti servirà a capire anche se l’azienda fa al caso tuo oppure se siete incompatibile per qualsiasi motivo (trasferte, valori, stipendio, …).
5. Le domande
Chi domanda comanda non è solo un vecchio mantra, ma… la pura verità.
Il recruiter molto probabilmente ti chiederà perché vorresti lavorare in quell’azienda. E se non dai una risposta soddisfacente… già potrebbe essere un problema.
Quello che cercherà il recruiter è di capire qual’è il valore aggiunto che potresti portare all’azienda.
Resta inteso che se alla domanda “perché un’azienda dovrebbe pagarmi uno stipendio?” non hai una risposta… Hai problemi ben più gravi da risolvere. Rapidamente.
Inoltre, poni tu qualche domanda. Ti darà l’opportunità di capirne di più e allo stesso tempo di far capire che ci tieni, che ti interessa.
6. Meno è meglio
Meno è meglio è un suggerimento che normalmente si usa quando si studia una interfaccia grafica. Ma vale anche per un colloquio di lavoro.
Non strafare, non parlare sopra al tuo interlocutore, evita discorsi dispersivi e inconcludenti.
Evita la negatività in generale, espressioni di rifiuto, pesa per bene prima di dire le parole “no” e “non”.
Impara a trasformare frasi con senso negativo in frasi con senso positivo. Se ti chiedono se conosci il software XYZ non fermarti a dire “no”, potresti usare invece una frase del tipo: “ho usato programmi simili, imparo in fretta e sono sicuro che imparerò anche questo software in breve tempo”.
7. Repetita iuvant
I latini dicevano repetita iuvant, ripetere giova.
E quindi: al colloquio porta una versione cartacea del tuo curriculum. Inoltre: è importante che il curriculum sia sempre aggiornato e che sia aggiornato, conciso e senza errori di ortografia.
Conclusioni
Il colloquio di lavoro non è una corsa ad ostacoli, ma un’attività a cui vale pena andare preparati, con la giusta carica ma anche con onestà intellettuale.
È solo l’apice di un percorso in cui non si finisce mai di imparare.
E ricorda: se una porta non si apre… o hai sbagliato la chiave… o hai sbagliato porta.